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Senti anche tu il cambiamento di frequenze in atto? Ti spiego perché ti accade.

21/8/2017

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Da più persone mi sento dire che "sentono" un cambiamento di frequenze in atto, e questa sensazione per alcuni è fortemente destabilizzante, e per la maggior parte incomprensibile: ecco perché ho deciso di pubblicare questo studio.
Cristalli di magnetite
Cristalli di magnetite rilevati nel cervello e nel midollo spinate
La fisica relativistica individua 4 forze fondamentali che governano l'universo conosciuto: la forza di gravità, la forza elettromagnetica, la forza nucleare debole e la forza nucleare forte; le prime due hanno raggio d'azione infinito, talchè le masse di soli e pianeti si influenzano reciprocamente, determinando in questo modo il moto siderale universale, e le onde radio e la luce giungono ovunque, percorrendo distanze infinite e collegando tra loro le galassie, mentre le altre due forze hanno campi d'influenza ristretti, a livello subatomico la forza debole ed a livello atomico la forte.

Tutte queste forze, evidentemente, ci permeano, modellandoci e determinando la nostra evoluzione su scale temporali per noi incommensurabili; ovviamente, vivendo noi sulla Terra, il nostro organismo è stato prevalentemente plasmato dalle forze originarie di questo pianeta, anche se siamo stati e siamo tutt'ora influenzati dalle forze che giungono da altri sistemi c.d. alieni.

Detto questo, Vorrei concentrare la nostra attenzione sulla forza elettromagnetica, e più specificamente su una parte di essa, il magnetismo; quando si parla di ciò subito si pensa a quei pezzi di materia apparentemente inanimata che chiamiamo calamite, no? Eppure esiste un magnetismo animale, ed il primo a parlarne fu tale Mesmer nel 1775, ma non ebbe grande eco, dato che fece esperimenti sulle piante, che in quell'epoca non erano considerate esseri viventi.

In epoca recente si è rilevata la presenza in molte specie animali di cristalli di magnetite (Fe304), quel materiale con il quale è fatto l'ago della bussola e presente in natura negli strati profondi di roccia, i cui orientamenti indicano le diverse declinazioni assunte dal campo magnetico terrestre durante ere di evoluzione geologica, spesso caratterizzate addirittura da inversioni magnetiche.

Le prime creature che abbiamo scoperto essere dotate di questi cristalli di magnetite furono dei batteri che vivono ad elevate profondità, in luoghi ove tale materiale abbonda grazie a due fattori concomitanti: pressioni e temperature elevatissime; tuttavia i cristalli all'interno dei batteri erano organizzati in strutture lineari, infinitamente più complesse e sensibili di quelle ritrovabili in natura. Queste strutture funzionano come vere e proprie mini-bussole, probabilmente generate da necessità evolutive finalizzate al poter individuare i territori verso i quali indirizzarsi. E questa ipotesi viene confermata dalla presenza di tali cristalli organizzati nel medesimo modo anche in specie animali maggiormente complesse, quali insetti, pesci, anfibi ed uccelli, e questa dotazione magnetica è probabilmente alla base dei fenomeni migratori.

Ma vi sono casi ancora più complessi quali, ad esempio, quello della pianta maggiormente studiata al mondo, l'arabidopsis thaliana; la ragione per la quale è così popolare tra i ricercatori di tutto il mondo consiste nel fatto che ha soltanto 5 cromosomi, con 125 milioni di basi e poco più di 25.000 geni, oltre ad altre caratteristiche di grande semplicità che la rendono facilmente esaminabile, ed è quindi stato relativamente facile scoprire che è dotata di un meccanismo molto particolare, che ne lega la crescita all'intensità del campo magnetico tramite i suoi criptocromi, proteine fotorecettrici sensibili alla luce blu del crepuscolo; tali molecole sono presenti in molti altri organismi animali e si ritiene che abbiano un ruolo fondamentale nei processi di crescita e sviluppo, oltreché nella regolazione dei ritmi circadiani ed, ovviamente, nella capacità di orientamento grazie all'attivazione dei sensori magnetici.

Dobbiamo attendere fino al 1992 per scoprire la presenza di cristalli di magnetite anche nell'uomo: le membrane che fasciano il cervello ed il midollo spinale ne contengono infatti grandi quantità; la cosa curiosa è che tale scoperta non venne fatta da un medico, ma da un geologo, tale Dott. J. Kirschvink, ed altra cosa curiosa fu, ed è, il fatto che tale ricerca, che potrebbe avere implicazioni straordinarie anche in campo medico, non venne mai finanziata e quindi dopo poco venne abbandonata. Certo è che i cristalli di magnetite rispondono alle emissioni elettromagnetiche, e dato che il mondo in cui viviamo è fortemente inquinato da questo tipo di emissioni è facile immaginare che il nostro sistema nervoso venga pesantemente aggredito dalle frequenze di tv, radio, cellulari, computers, Wi-Fi e qualsiasi altro oggetto elettrico od elettronico ormai onnipresente nella nostra vita.

In effetti il sistema nervoso non è altro che un circuito elettrico, grazie al quale piccole cariche elettriche si muovono tra organi, tessuti, muscoli e cervello, mettendoli in collegamento e gestendone le funzionalità. Facendo questo generiamo un debole campo magnetico che interagisce con quello ben più forte nel quale siamo immersi e che, a seconda dell'intensità e della reciproca frequenza di oscillazione un altro soggetto ricevente, se sufficientemente sensibile, può percepire. Ed anche ciò che noi percepiamo dipende dalle medesime variabili, e quando veniamo colpiti da una irradiazione elettromagnetica qualsiasi (raggi cosmici, o solari, od onde radio, o radiazioni luminose od anche colori) nel nostro corpo si generano delle correnti della medesima frequenza di quelle che ci hanno colpito, e tali correnti giungono al cervello che le decodifica riproducendo le sensazioni corrispondenti. Per capire questo passaggio ricorro all'esempio del sasso gettato in acqua, il quale genera un'onda che può percorrere grandi distanze fino a raggiungere un altro oggetto che si trovi nel medesimo bacino, riuscendo a muoverlo: questo oggetto in realtà non ha la percezione del sasso, poiché non entra in contatto con esso, ma soltanto con il moto prodotto dal sasso cadendo nell'acqua, ovvero nel mezzo attraverso il quale il moto si è propagato.

E questo semplice esempio ci fa capire un'altra cosa ben più complessa: le nostre percezioni non sono rappresentazioni reali della materia, ma deduzioni che l'esperienza ci permette di decodificare al verificarsi di un evento; è un po' come essere feti nel grembo materno, viviamo in una sacca ovattata, circondati da un liquido amniotico che ci trasmette impulsi sensoriali attraverso i quali immaginiamo la realtà.

Persino le nostre sensazioni inerenti temperatura, pressione e quant'altro siamo in grado di rilevare nell'ambiente che ci circonda sono percezioni che i nostri organi di senso ci trasmettono dopo essere stati sollecitati dalle variazioni del campo magnetico esterno, giunte fino a noi attraverso il mezzo fluido nel quale siamo immersi. Todeschini, fondatore della psicobiofisica, nella prima metà del '900 formulò tale teoria, e ritenne addirittura che fosse possibile invertire il processo, facendo produrre dal cervello una data sensazione, che opportunamente codificata genererebbe una corrente e quindi una variazione elettromagnetica trasmissibile verso l'esterno: ciò in effetti spiegherebbe molti dei fenomeni c.d. paranormali quali telecinesi, percezioni extrasensoriali e molto altro che potrebbe verificarsi se riuscissimo a produrre e trasmettere adeguati impulsi elettromagnetici. Purtroppo quando Todeschini formulò queste ipotesi ancora non si sapeva della presenza dei cristalli di magnetite nel sistema nervoso umano, e quindi il mondo accademico "mainstream" non le ritenne fondate e le rigettò, abbandonandole nel dimenticatoio.

Eppure pensate che oggi sappiamo di essere in grado di generare una variazione elettromagnetica dalla coclea, componente dell'orecchio interno, in risposta ad uno stimolo acustico: tale emissione è misurabile, la si definisce "emissione acustica OAE", ed ha una frequenza specifica diversa da individuo a individuo, e può quindi essere considerata una "impronta acustica".

E sapendo queste cose non è difficile capire che dialoghiamo continuamente con il nostro pianeta, che normalmente trasmette segnali ad una frequenza di 7,8 Hz, tipicamente la medesima emessa dal nostro cervello durante il sonno, momento nel quale siamo maggiormente ricettivi a quanto risuona con noi e nel quale, come due diapason accordati sulla medesima frequenza, noi ed il pianeta ci riallineiamo.

Ed ecco spiegato il motivo per il quale tu stai sentendo che c'è un cambiamento in atto!

Akosol - research dpt. - Carlo Makhloufi Donelli
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Ricercatori hanno violato la sicurezza di un computer utilizzando DNA acquistato online

17/8/2017

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Primi al mondo, gli scienziati hanno utilizzato un filamento di DNA per attaccare un computer. Il malware è stato codificato in un gene e poi utilizzato per forzare l'accesso ad un computer che analizza il DNA. Il successo di tale operazione fa pensare che fin da adesso i criminali informatici potrebbero utilizzare tecniche simili per rubare campioni di sangue da laboratori forensi o di ricerca.

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Il primo malware basato su DNA è stato creato da ricercatori dell'Università di Washington, Seattle. Il coautore del paper, il dottor Luis Ceze, afferma: "Non vogliamo allarmare nessuno, o tanto meno far preoccupare i pazienti sottoposti a test genetici, che possono offrire informazioni incredibilmente preziose; vogliamo semplicemente dare il segnale che i mondi molecolari ed elettronici si stanno avvicinando, ed ora ci sono potenziali interazioni che non abbiamo mai immaginato prima".

Il primo malware del DNA basato sul DNA

I ricercatori hanno intrapreso il processo sperimentale codificando malware in un piccolo filamento di DNA. Hanno quindi codificato questo tratto di DNA contenente malware. Quando questo tratto di DNA è stato messo in un sequencer genico, i dati risultanti sono diventati un programma capace di corrompere il software di sequenziamento dei geni e prendere il controllo del computer che lo sta eseguendo. 

Questa tecnica attualmente non dispone di applicazioni utili, ma poiché il sequenziamento del DNA diventa sempre più comune e potente, questo tipo di attacchi potrebbe diventare una minaccia più realistica.

Il pezzo di DNA utilizzato nell'esperimento è stato acquistato online. Poiché il sequenziamento sta diventando un atto sempre più comune, gestito da grandi centrali di elaborazione, il DNA non controllato può costituire una minaccia per la sicurezza del laboratorio. 

L'esperimento ha profittato di un già noto "hack" o "exploit", che si attiva quando i dati che superano le dimensioni del buffer di archiviazione possono essere interpretati come un comando di computer. In questo attacco controllato, il comando ha contattato uno specifico server tramite il quale ha preso il controllo del computer che nel laboratorio stava analizzando il file di DNA. 

L'attacco accuratamente costruito ha richiesto una precisa manipolazione del software nel DNA. In tal modo i primi passi della codifica ha reso difficile consentire ai dati di rimanere intatti durante il processo di sequenziazione reso così aggressivo.

Nel realizzare l'esperimento gli scienziati hanno ammesso di aver creato le "migliori possibilità" di successo. Le funzionalità di protezione del computer mirato sono state disattivate ed una piccola aggiunta di vulnerabilità è stata aggiunta. "La loro impresa è fondamentalmente irrealistica", ha detto Yaniv Erlich, un genetista e programmatore,  che è anche il principale referente scientifico di MyHeritage.com.

L'utilizzo di questo metodo per violare la sicurezza di un computer è abbastnza improbabile in un prossimo futuro, ma c'è sempre più sviluppo nell'utilizzo del DNA per l'elaborazione delle informazioni dei computer. Il mese scorso abbiamo visto una GIF codificata in un campione di DNA dai ricercatori di Harvard. I dati memorizzati nel DNA possono essere conservati per centinaia di anni, a causa della capacità del DNA di mantenere la sua struttura per più tempo di qualsiasi altro tipo di memoria attualmente utilizzata. Ma ciò a cui dobbiamo pensare è che se ci sono informazioni memorizzate da qualche parte, ovunque siano, gli hacker troveranno un modo per arrivarci.

Fonti: MIT Technology Review, Università di Washington

​Akosol - research dpt. - Carlo Makhloufi Donelli
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Il futuro è adesso!

14/8/2017

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Ricercatori sviluppano l'innovazione della medicina rigenerativa

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COLUMBUS, Ohio - Ricercatori dell'Ohio State University Wexner Medical Center e della Ohio State College of Engineering hanno sviluppato una nuova tecnologia, la TNT (Nanotransfection Tissue), che può generare dall'interno del corpo qualsiasi tipo di cellule necessarie per trattare svariate patologie. Questa tecnologia può essere utilizzata per riparare i tessuti feriti o ripristinare la funzione del tessuto invecchiato, inclusi gli organi, i vasi sanguigni e le cellule nervose.

I risultati dello studio di tale forma di medicina rigenerativa sono stati pubblicati nella rivista Nature Nanotechnology.

"Utilizzando la nostra tecnologia basata su nanochip, possono essere sostituiti anche gli organi feriti o compromessi. Abbiamo dimostrato che la pelle è un terreno fertile nel quale possiamo far crescere gli elementi che formano qualsiasi organo che stia diminuendo le proprie funzionalità", ha affermato il dottor Chandan Sen, direttore dell'Ohio State’s Center for Regenerative Medicine & Cell Based Therapies, che ha co-condotto lo studio con L. James Lee, professore di ingegneria chimica e biomolecolare dell'Ohio State College of Engineering in collaborazione con l'Ohio State's Nanoscale Science and Engineering Center.

I ricercatori hanno impiegato topi e suini in questi esperimenti. Nello studio, i ricercatori hanno dimostrato di poter riprogrammare le cellule della pelle per farle diventare cellule vascolari, e far posizionare quest'ultime in arti fortemente danneggiati nei quali mancava il flusso di sangue. Già nella prima settimana sono comparsi vasi sanguigni attivi negli arti danneggiati, e la settimana seguente l'arto era stato riparato. Nelle prove di laboratorio, questa tecnologia è stata anche in grado di riprogrammare le cellule della pelle di un corpo vivente generando cellule nervose, che sono state iniettate in topi aventi lesioni cerebrali per aiutarli a recuperare dai danni prodotti da ictus.

"È difficile immaginarla, ma tale rigenerazione è realizzabile, ed abbiamo avuto una percentuale di successo del 98 per cento dei casi esaminati. Con questa tecnologia, possiamo convertire le cellule della pelle in elementi di qualsiasi organo con un solo, semplice tocco. L'applicazione richiede meno di un secondo e non è invasiva. Il chip viene appoggiato sulla pelle durante quel singolo secondo, dopodiché viene tolto dato che il suo compito è soltanto quello di far iniziare il processo di riprogrammazione della cellula, processo che ha luogo all'interno del corpo. La nostra tecnologia mantiene le cellule nel corpo sotto sorveglianza immunitaria, quindi la soppressione immunitaria non è necessaria", ha detto Sen, che è anche direttore esecutivo dell'Ohio State's Comprehensive Wound Center.

La tecnologia TNT ha due componenti principali: il primo è il nanochip progettato per trasmettere l'informazione alle cellule adulte del corpo vivente, ed il secondo è il software di progettazione dello specifico carico biologico necessario per la conversione delle cellule nella funzione desiderata. Questo carico, quando viene consegnato utilizzando il chip, converte una cellula adulta da un tipo all'altro, afferma Daniel Gallego-Perez, del dipartimento di ingegneria biomedica e chirurgia generale e ricercatore post-dottorato in entrambi i laboratori di Sen e Lee.

La TNT non richiede alcuna procedura di laboratorio e può essere implementata ovunque. Non è invasiva in quanto il "carico" viene rilasciato alimentando il nanochip con una piccolissima carica elettrica che il paziente a malapena percepisce.

"Il concetto in realtà è molto semplice", ha detto Lee. "Ed ammetto che persino noi eravamo sorpresi di vedere che funzionava bene. Nel mio laboratorio attualmente abbiamo altre ricerche in corso per cercare di capirne approfonditamente i meccanismi e quindi fare ancora meglio, se possibile. Questo, in fondo, è soltanto l'inizio."

I ricercatori prevedono di avviare sperimentazioni cliniche il prossimo anno per testare questa tecnologia negli esseri umani, ha detto Sen.

Il finanziamento per questa ricerca è stato fornito da Ohio State’s Center for Regenerative Medicine and Cell-Based Therapies, Ohio State’s Nanoscale Science and Engineering Center e Leslie and Abigail Wexner.

​Akosol - research dpt. - Carlo Makhloufi Donelli
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