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Il cervello? Uno e trino ..

31/8/2015

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Quante volte è capitato ad ognuno di noi di desiderare fortemente una cosa con la testa, mentre il cuore ci spinge invece da un’altra parte, e magari la pancia ci dice qualcos’altro ancora! Forse non tutti sanno che, secondo alcune recenti ed innovative ricerche scientifiche, ognuno di noi non ha solo un cervello, ma dispone di ben 3 distinti centri nervosi.

E non ci riferiamo qui alla ben nota teoria del cervello ripartito, elaborata negli anni ’60 del secolo scorso da Paul Mc Lean, secondo la quale ci siamo evoluti a partire da un cervello rettiliano, per poi sviluppare un cervello limbico ed infine, molto più recentemente, abbiamo sviluppato la neocorteccia. In questo articolo vogliamo invece parlare dei 3 cervelli che sono localizzati in tre diversi organi del nostro corpo: uno, come ben sappiamo, nella testa, uno nel cuore ed uno nella pancia (in particolare nell’intestino).
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Sul primo, il cervello encefalico, sappiamo già molto, anche se tanto ancora rimane da scoprire. E’ quello al quale normalmente ci riferiamo pensando al cervello. Se chiedessimo infatti a mille persone di indicare con un dito dove è il proprio cervello, molto probabilmente il 99,9% di esse lo farebbe puntando l’indice verso la testa.

C’è un secondo cervello, che forse molti non conoscono, che è localizzato nell’addome, è che è chiamato anche cervello enterico. Il primo a parlarne è stato Michael Gershon, della Columbia University, nel 1998 con il suo libro “Il secondo cervello” (pubblicato da UTET nel 2013). Gershon è considerato uno dei padri della neurogastroenterologia, una nuova disciplina che si occupa di studiare appunto questo sistema nervoso per curare in modo più efficace molti disturbi gastrointestinali.

A quanto pare abbiamo un centro neurale complesso e autonomo, un vero e proprio cervello, nella pancia che conta più di 500 milioni di neuroni e che ha una dimensione e articolazione simile a quello di un “cervello di un gatto”. Questi neuroni sono rintracciabili nei tessuti dell’intestino ed anche nell’esofago e nello stomaco. Il cervello enterico invia e riceve segnali nervosi comunicando direttamente con il cervello della testa e con altri organi. E produce anche una serie di ormoni e neurotrasmettitori, basti pensare che ben il 95% della serotonina nel nostro corpo viene da qui. C’è poi un terzo cervello che è localizzato invece nel nostro cuore, il cervello cardiaco. Nel 1991 Andrew Armour con la sua ricerca pionieristica sulla neurocardiologia ha introdotto il concetto di un vero e proprio “piccolo cervello” anche nel cuore.

Si tratta di un centro nervoso complesso che opera in modo autonomo rispetto al cervello encefalico. Nel cuore sono stati trovati più di 40.000 neuroni e si è scoperto che qui vengono sintetizzati e rilasciati anche diversi tipi di ormoni e neurotrasmettitori. Il cuore rappresenta inoltre il più potente generatore di energia elettromagnetica nel corpo umano, basti pensare che il campo elettrico del cuore è circa sessanta volte maggiore in ampiezza rispetto a quello del cervello encefalico, ed il suo campo magnetico ha un’intensità più di cinquemila volte superiore. Secondo studi dell’Istituto Heart Math, in California, la variabilità del battito del nostro cuore ha un’enorme influenza sul funzionamento del cervello encefalico e la comunicazione tra cuore e testa è molto più intensa e rilevante di quella che avviene nella direzione opposta, tra testa e cuore.

La comunicazione tra i nostri tre cervelli è in ogni caso molto importante e avviene ad ogni istante. A volte ci rendiamo conto, nella vita quotidiana, di come questi tre centri ci inviino messaggi anche contrastanti o contraddittori. Come si diceva all’inizio, tutti quanti probabilmente abbiamo sperimentato situazioni in cui testa, cuore e pancia pensano in modo diverso causando indecisione, malessere o anche conflitti interiori. E quindi, una volta che sappiamo di poter contare addirittura su tre cervelli, il punto è come utilizzare al meglio ciascuno di essi e soprattutto come allineare le loro intelligenze, come fare in modo che lavorino bene insieme.
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Il sale fa male? Usiamo il "Sale di Sedano": Cos’è, Come si Prepara e Come si Utilizza.

13/8/2015

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“Se il contadino sapesse il valore del sedano, allora ne riempirebbe tutto il giardino”



Molte persone hanno problemi di salute derivanti dall’uso eccessivo del sale, il quale può causare ipertensione; spesso si sente parlare quindi di diete iposodiche, povere di sale, ma come si può ovviare del tutto all’uso del sale?

Una soluzione è il sale di sedano, molto usato in America per preparare ricette sfiziose e cocktail come il famoso Bloody Mary, per insaporire carni e pesci o per deliziose verdure alla griglia. Il sale di sedano è molto gustoso e sembra proprio sale sia come consistenza che come sapore, con la differenza di essere molto più salutare, più delicato e quindi di esaltare maggiormente i sapori dei piatti.

Al corpo umano servono circa 5 gr di sale al giorno, non di più, eppure da una ricerca dell’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) è risultato che l’italiano medio ne consuma più o meno il doppio. Se la nostra alimentazione è troppo ricca di sodio, aumenta il rischio di ipertensione arteriosa, ma anche di malattie del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni. Soprattutto in alcune persone.

❝Ogni grammo di sale contiene circa 0,4 g di sodio. In condizioni normali il nostro organismo elimina giornalmente da 0,1 a 0,6 g di sodio. Questa quantità va reintegrata con la dieta. Tuttavia, non è necessaria l’aggiunta di sale ai cibi, in quanto già il sodio contenuto in natura negli alimenti è sufficiente a coprire le necessità dell’organismo. Solo in condizioni di sudorazione estrema e prolungata i fabbisogni di sodio possono aumentare. Ogni giorno l’adulto italiano ingerisce in media circa 10 g di sale (cioè 4 g di sodio), quindi molto più (quasi dieci volte) di quello fisiologica- mente necessario.❞ [Fonte INRAN Linee guida n°6]

Ma come si usa il sedano al posto del sale?

Ecco come fare il sale di sedano!

Il sedano è uno di quegli ortaggi un po’ magici, oltre ad essere buono, racchiude in se poteri straordinari, nel Medioevo infatti si pensava che riuscisse perfino a scacciare la malinconia, oggi è invece certo che può curare delle ferite, è un ottimo digestivo, diuretico e utile contro i crampi, e pare che sia anche un buon afrodisiaco!!

Per fare il sale di sedano serve sostanzialmente solo una cosa… il sedano!!

Per ottenere circa 80 grammi di sale di sedano, servono 4 coste di sedano scuro (quello chiaro è troppo tenero per ottenere un buon sale) mondate e tagliate a pezzetti e senza le foglie; qualcuno usa anche le foglie, è una questione di gusti personali se volete qualche foglia potete metterla, provate soprattutto se lo seccherete al sole.

Una volta che avete il sedano posizionatelo su della carta forno su una teglia e procedete alla sua essicatura: 
  • potete farlo al sole ma attenzione a ritirarlo di sera, ci vorranno diversi giorni perché sia perfettamente asciutto. 
  • potete usare l’essiccatore impostandolo su “verdure”.  
  • potete usare il forno, (attenti se usate le foglie che quelle seccano prima) ci vuole molto ma a temperature basse: se siete crudisti sarete abituati a cotturenon superiori ai 40°C, il sale ottenuto sarà più sano e ricco dei nutrienti contenuti nel sedano stesso, fra cui antiossidanti (vitamina A, C, ed E), carboidrati, fibre, sali minerali (ferro, manganese, potassio…).

Ma anche un trattamento con temperature superiori (ma comunque mai sopra gli 80°C e magari con il portello un po’ aperto) fa ottenere ottimi risultati, cambiano molto i tempi da un minimo di 3 ore si può arrivare anche a 8-9 ore con temperature decisamente inferiori (il consumo è quello di una lampadina accesa, non molto di più).

Una volta tolto dal forno o dall’essiccatore lasciate asciugare bene il sedano ancora un paio d’ore all’aria, per avere la certezza che sia ben secco.

Ora potete frullarlo con un macinino o con un mixer, a seconda di come lo preferite potete polverizzarlo o lasciarlo più grosso, sarà ottimo per condire le vostre pietanze e si conserverà per 6 mesi in vasetti di vetro.

Ovviamente lo potete anche comprare, lo trovate spesso col nome di “celery salt“, ma farlo in casa è sempre meglio.

Se volete potete aggiungere in fase di triturazione un po’ di sale integrale per renderlo ancora più gustoso, questo soprattutto per chi inizia ad usarlo per le prime volte e il palato non è ancora abituato ai sapori reali dei cibi, spesso coperti dal sale.

Per aumentarne la sapidità potete anche aggiungere qualche foglia di origano in fase di condimento! E ricordate che i cibi possono essere insaporiti tranquillamente con ogni spezia dal porro all’origano, dal timo alla salvia, dal cumino al dragoncello, potreste rimanere stupiti dalla quantità di sapori straordinari che riscoprirete!


fonte: http://www.eticamente.net/41265/sale-di-sedano-cose-come-si-prepara-e-come-si-utilizza.html
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